Marx vs Weber – Sheep Hero: Non è più un paese per pastori

Italian Review  (English web translation see below)
https://www.artesettima.it/2020/04/02/tuc-sheep-hero-non-e-piu-un-paese-per-pastori/

«Spazi aperti. Pace. Libertà.
Le mie scelte, non quelle di qualcun altro.
Tutto qui. Una vita semplice. Così pensavo».
(Stijn Hilgers)

Già, così pensava Stijn Hilgers: un pastore olandese dalla visione romantica della vita e con obiettivi idealistici da perseguire, il quale si trova immerso in un sistema sociale e produttivo in grado di privarlo della sua libertà.

Il regista Ton van Zantvoort con Sheep Hero, semplicemente mostrando l’accadere della vita di un uomo e della sua famiglia nelle pianure olandesi, realizza un documentario dalle forti sfumature sociali e dalle implicazioni politiche non indifferenti. Tuttavia, l’artista dei Paesi Bassi non attacca direttamente il sistema capitalistico, ma, descrivendo e non spiegando, rivela una delle infinite storie che vengono tragicamente negate per fronteggiare l’incessante ricerca di profitto. La critica all’impianto neoliberista attuale, quindi, emerge solo in un secondo momento, quando lo spettatore prende consapevolezza del contenuto filmico, empatizzando con un uomo che voleva fare solo ciò che più amava dalla vita. Grazie al formidabile lavoro di Ton van Zantvoort – vincitore del premio come Miglior Regia al Torino Underground Cinefest -, la cui macchina da presa risulta quasi invisibile, lo spettatore è come se fosse catapultato in quel paesaggio campestre insieme ai personaggi e alle loro pecore.

«È l’unica cosa che so fare. Ho 40 anni e 500 pecore, ed è questo che voglio fare».
(Stijn Hilgers)

Il pastore Stijn Hilgers

Sheep Hero, presentato al festival di cinema indipendente Torino Underground Cinefest, non è quindi la storia di un eroe che ha trionfato – l’eroe delle pecore -, ma di un eroe che purtroppo, non per sua colpa o sfortuna, non ce l’ha fatta. Per incrementare il profitto, i proprietari terrieri prediligono delle macchine specifiche rispetto a un gregge di pecore, favorendo la tecnica rispetto alla natura, l’innovazione alla tradizione. Condannato al fallimento e alla caduta, Stijn avrà un fato tragico poiché, proprio come un eroe greco soggiogato al volere degli Dei, questo pastore è asservito alle forze dell’unico Dio della contemporaneità: il denaro, ciò che Karl Marx già nel 1844 definì il potere alienato dell’umanità.

Il sistema produttivo nel quale siamo tutti immersi, infatti, non assume le stesse sembianze per tutti gli uomini: c’è chi rimane a galla e invece chi annega in una superficie profonda. In quello che non è più un paese per pastori, il sistema capitalistico diviene destino per l’Occidente secondo il sociologo Max Weber che, nella metafora della gabbia d’acciaio, rivela come il soggetto contemporaneo sia costretto a vincoli – oppressivi per i pesci piccoli e funzionali per quelli grossi – che condannano l’uomo a una condizione di tacita alienazione.

Stijn Hilgers è ostaggio di una gabbia invisibile le cui sbarre, in forma di norme e leggi da rispettare necessariamente, rendono la sua possibile fuga irrealizzabile. Eppure, il pastore prova a forzarle, incarnando spiriti idealistici tali da renderlo un vero e proprio eroe contemporaneo, attraverso manifestazioni, convegni, incontri con enti pubblici ed eventi all’insegna della creatività.

«Le aziende hanno il potere, ma noi la verità».
(Stijn Hilgers)

Tuttavia, per quanta verità Stijn e gli altri pastori possano incarnare, non sarà mai abbastanza per fronteggiare l’ordine costituito. Lui, da buon pastore, sarà costretto a seguire il gregge, inseguito da un cane che, al posto di abbaiare, urla inneggiando al capitalismo.

Nel finale del documentario scopriamo che Stijn, insieme alla sua famiglia, dopo aver visto i propri sogni e ideali calpestati da un’entità invisibile, eppure tragicamente tangibile, oggi sono alla ricerca di lavoro e di un luogo stabile per vivere.

Sembra che per ora la Storia abbia dato ragione a Weber invece che a Marx: la gabbia d’acciaio invisibile non ha un destino, come invece pensava il filosofo comunista convinto che dovesse implodere su se stessa viste le palesi contraddizioni interne, ma è un destino, il destino dell’Occidente ci rivela il sociologo tedesco. In questo modo, non appare possibile la rivoluzione, ma la necessità di trovare qualche frammento di libertà dall’interno. Eppure, non resta che riprendere il monito marxista, forse solo sussurrato in forma parafrasata dal regista di Sheep Hero, per cui: «Pastori di tutto il mondo, unitevi!» 

Con un’autorevole fotografia capace di catturare tutte le sfumature delle pianure olandesi, Ton van Zantvoort necessitava di raccontare questa storia, rendendo omaggio a tutti quei pastori che, purtroppo, saranno condannati a interrompere il percorso per divenire ciò che sono, alienati da un sistema produttivo.

Se il progresso storico ed economico continua a proseguire sulla stessa strada, tra una decina d’anni non ci sarà più alcun pastore su questa terra, nessun gregge di pecore che bruca il terreno controllato da un cane. Fortunatamente c’è stato Ton van Zantvoort che, con Sheep Hero, ha raccontato una storia che altrimenti tutti ci saremmo drammaticamente dimenticati.

«Una vita semplice. Così pensavo».
(Stijn Hilgers)

Tommaso Paris

“-Dio è morto, Marx è morto, e io mi sento poco bene- (Woody Allen). 23 anni, studio filosofia a Bologna, ma provengo dai monti. Filosofia e Cinema, essenzialmente le due ragioni per cui mi alzo la mattina.”
Chi preferisci Marx o Weber?

a Google translation to English

Marx vs Weber Sheep Hero: It is no longer a country for shepherds

“Open spaces. Peace. Freedom.
My choices, not someone else’s.
That’s all. A simple life. So I thought. “
(Stijn Hilgers)

Yes, so thought Stijn Hilgers: a Dutch shepherd with a romantic vision of life and with idealistic goals to pursue, who finds himself immersed in a social and productive system capable of depriving him of his freedom.

The director Ton van Zantvoort with Sheep Hero, simply showing the occurrence of the life of a man and his family in the Dutch plains, makes a documentary with strong social nuances and significant political implications. However, the Dutch artist does not directly attack the capitalist system, but, describing and not explaining, reveals one of the infinite stories that are tragically denied to face the incessant search for profit. The criticism of the current neoliberal system, therefore, emerges only later, when the viewer becomes aware of the film content, empathizing with a man who wanted to do only what he loved most from life. Thanks to the formidable work of Ton van Zantvoort – winner of the prize for Best Director at Torino Underground Cinefest -, whose camera is almost invisible, the viewer is as if he were catapulted into that country landscape together with the characters and their sheep.

“It’s the only thing I can do. I am 40 years old and 500 sheep, and this is what I want to do ».
(Stijn Hilgers)

Stijn Hilgers

Sheep Hero, presented at the Turin Underground Cinefest independent film festival, is therefore not the story of a hero who triumphed – the hero of the sheep -, but of a hero who unfortunately, not through his fault or bad luck, does not have did it. To increase profit, landowners prefer specific machines compared to a flock of sheep, favoring technique over nature, innovation to tradition. Condemned to failure and fall, Stijn will have a tragic fate because, just like a Greek hero subjugated to the will of the Gods, this shepherd is enslaved by the forces of the only God of the contemporary: money, what Karl Marx already defined in 1844 alienated power of humanity.

The production system in which we are all immersed, in fact, does not take on the same appearance for all men: there are those who remain afloat and instead those who drown in a deep surface. In what is no longer a country for shepherds, the capitalist system becomes destiny for the West according to the sociologist Max Weber who, in the metaphor of the steel cage, reveals how the contemporary subject is constrained – oppressive for small fish and functional for the big ones – which condemn man to a condition of tacit alienation.

Stijn Hilgers is held hostage by an invisible cage whose bars, in the form of rules and laws to be respected necessarily, make his possible escape impossible. Still, the pastor tries to force them, embodying idealistic spirits such as to make him a true contemporary hero, through manifestations, conferences, meetings with public bodies and events in the name of creativity.

“Companies have power, but we have the truth.”
(Stijn Hilgers)

However, however much Stijn and the other pastors may incarnate, it will never be enough to face the established order. He, as a good shepherd, will be forced to follow the flock, chased by a dog who, instead of barking, screams praising capitalism.

In the end of the documentary we discover that Stijn, together with his family, after seeing their dreams and ideals trampled by an invisible, yet tragically tangible entity, today are looking for work and a stable place to live.

It seems that for now history has proved Weber right instead of Marx: the invisible steel cage has no destiny, as the communist philosopher believed convinced that it should implode on itself given the obvious internal contradictions, but it is a destiny , the fate of the West reveals the German sociologist. In this way, revolution does not appear possible, but the need to find some fragments of freedom from within. Yet, all that remains is to resume the Marxist warning, perhaps only whispered in a paraphrased form by the director of Sheep Hero, for which: “Pastors of the whole world, unite!”

With an authoritative photograph capable of capturing all the nuances of the Dutch plains, Ton van Zantvoort needed to tell this story, paying tribute to all those shepherds who, unfortunately, will be condemned to interrupt the path to become what they are, alienated from a system productive.

If historical and economic progress continues to continue on the same road, in about ten years there will be no more shepherds on this earth, no flock of sheep that graze the ground controlled by a dog. Fortunately, there was Ton van Zantvoort who, with Sheep Hero, told a story that otherwise we would all have dramatically forgotten.

A simple life. So I thought.
(Stijn Hilgers)

Tommaso Paris

“-God is dead, Marx is dead, and I feel unwell- (Woody Allen). 23 years old, I study philosophy in Bologna, but I come from the mountains. Philosophy and Cinema, essentially the two reasons why I get up in the morning.

Who do you prefer Marx or Weber?